21.3.15

Succede in classe # 4

Si parla di cose strane che gli sono successe, di oggetti strani che possiedono, di personaggi bizzarri, di esperienze fuori dal comune.

Li faccio parlare a coppie di un po' di tutto, poi faccio a tutti la stessa domanda:

Allora, qual è l'oggetto più strano o particolare che possiedi?

- Un antico forno a legna costruito 100 anni fa ...
- La bicicletta del mio bisnonno, che ancora funziona ...
- Una rosa a lunga durata (queste qua, che durano 6 mesi)
- ...
- ...

E poi è il turno di una - che probabilmente era stata con la testa fra le nuvole mentre altre 7 persone 7 rispondevano alla stessa domanda.

- ... Beh, di sera quando sono da sola a letto ...



Io, mente pura, non ho fatto nessun pornocollegamento. Il resto della classe sono scoppiati tutti a ridere. Lei voleva raccontare un' esperienza strana (qualche rumore nella notte, boh, dal ridere non ha neppure finito!), gli altri subito a pensare a oggetti porcelli! 'Sti spagnoli!

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Succede ogni quadrimestre: do da scrivere una mail formale per proporsi per un campo di  volontariato e chiedere informazioni. Sul libro c'è un esempio (che vediamo insieme), ci sono delle frasi utili e ci sono le istruzioni chiarissime da seguire: chiedi questo, specifica quest'altro, aggiungi quest'altro. Struttura rigida, preconfezionata, cioè, è praticamente fare un copiato modificato dell'esempio, non dovrebbero fare errori.

Ci ho messo 3 ore a correggere una quindicina di mail, voti che vanno dal 2 al 6, giusto un 7.

Io mi chiedo se davvero pensano che, nel mondo reale, potrebbero cominciare una mail formale dicendo:

- Voglio informazioni sul training, perché non so se posso farlo, dipende dalle date, perché forse sono in vacanza! (Voja de lavorà, sartame addosso!)
- Ditemi che animali si devono studiare, perché sono allergico a ... (ecciù!)
- Questo campo non mi preoccupa proprio, sono un campione di questo e quest'altro. (tutti superman e wonder woman!)
- Parlo questa lingua perfettamente ... (quando le istruzioni dicono chiaramente che il loro livello è A2) perché me l'ha insegnata una mia amica. (ah, menomale!)
- SONO IL CANDIDATO PERFETTO! (GRAZIE DI ESISTERE)

In questo caso non so se ridere o piangere!

14.3.15

San Tommaso



Io sono una persona abbastanza scettica.
Non credo ai rimedi miracolosi, alle diete magiche, ai superbarbatrucchi.
Sono - sempre di più - molto razionale, molto San Tommaso.

Per questo quando ho comprato i biglietti per lo show di Jeff Toussaint, un ipnotizzatore, l'ho fatto più pensando che i soldi sarebbero andati in beneficenza a un'associazione che si occupa di inserire nel mondo del lavoro persone con ritardi mentali.

Quando ero all'università mi ero comprata alcuni libri sull'ipnosi, ma oltre ad essere scettica io sono pure poco paziente e dovermi leggere 300 pagine per capire cosa fare - per me che non leggo mai le istruzioni - si era rivelata un'impresa impossibile e quei libri mi sa che erano finiti regalati o riciclati in una bruttombola.

Però ieri mi sono dovuta ricredere. L'ipnosi non è magia, gli ipnotizzatori non hanno superpoteri.
Jeff Toussaint lo spiega bene dall'inizio, lui non addormenta nessuno, la parola dormi viene usata solo come chiave di accesso alla mente, ma l'ipnotizzato deve volerlo, essere disposto.
È tutto un altro paio di maniche. Tutti possiamo essere ipnotizzati ed autoipnotizzarci se vogliamo.
Difatti lo facciamo continuamente, quando camminiamo o agiamo con il pilota automatico.

Il nostro cervello ha quella capacità, però non sappiamo bene cosa farci.

Eppure si può usare in tantissimi modi diversi e la faccia divertente dell'ipnosi sono proprio questi spettacoli magici che ci danno un assaggio di ciò che potremmo fare e come potremmo vivere se solo ...

Jeff all'inizio dello spettacolo  spiega i vari livelli dell'ipnosi (ce ne sono 47 mi pare, ma lui li riduce a 6 principali per farsi capire meglio e specifica che per arrivare fino alla fine bisogna essere in fase 4) e poi chiede a minimo 20 volontari di salire sul palco. Ieri ce ne erano più di 40.
A questo punto parlando e con l'aiuto della musica li fa entrare in un leggero trance, che altro non è che uno stato di profondo rilassamento. E poi li addormenta. Nel senso che toccando parti specifiche del corpo e sussurrando frasi ad hoc li stende per terra, però senza farli cadere come un sacco di patate.

Non tutti ci riescono: alcuni si addormentano davvero, segno che hanno superato la fase 4 e non sono quindi adatti allo spettacolo. Altri hanno manie ed ansie di controllo e non arrivano neppure alla fase 2 - io credo sarei fra questi, sono/ero sempre all'erta e se fossi salita sul palco avrei resistito con tutte le mie forze, perché all'inizio pensavo che erano tutte cretinate.

Dei più di 40 volontari alla fine dello show ne rimangono una decina.
E a questi Jeff fa fare di tutto: gli fa credere vivere l'esperienza di avere caldissimo, di avere freddo e di abbracciarsi, li fa addormentare uno sull'altro, li fa ballare come scatenati al ritmo della musica del cantante assegnato a ciascuno, gli fa credere che semplici pezzi di carta siano banconote da 100 euro o che stanno partecipando a una corsa di cavalli ecc.



Per me l'abilità più scioccante è quella di rendere i muscoli di marmo. Ieri ha solidificato un adolescente, trasformato in tavola di legno e messo fra due sgabelli, testa appoggiata su uno, piedi sull'altro, totalmente rigido. Poi ci ha fatto salire sopra in piedi un'altra ragazza. Insomma, oltre alla mente si può controllare anche il corpo.



Ovviamente questi trucchi non funzionano per tutti: fra i volontari c'era un suo collega francese, che però non parlava lo spagnolo abbastanza bene da capire gli ordini, e quindi rimaneva addormentato ma non faceva nulla. E altri volontari si sono svegliati mano mano perché erano scesi a livello 2.

Ora, a parte la sfera prettamente di intrattenimento di questo tipo di spettacolo, a me ciò che è interessato di più è stata la possibilità di controllare il proprio cervello, soprattutto per superare ansia, stress, insonnia e dolori vari.

E dato che penso sempre che è ora di cambiare lavoro, che ne dite se divento ipnotizzatrice?

9.3.15

Sconosciuti conosciuti

L'ho detto e lo ripeto.
Amo i libri di inglese che usiamo nei nostri corsi (questi qui).
Son fatti benissimo, quando preparo una lezione e poi leggo i consigli del libro del professore vedo che la maggior parte delle volte danno i consigli che io  ormai dopo anni di lezioni darei a un prof alle prime armi.

Su questi libri di inglese anche io imparo tante cose.
I temi trattati sono interessanti e vari, si nota che dietro c'è un lavorone.
Ci deve essere gente a cui piace l'arte, la letteratura, i dibattiti, i progetti sociali sperimentali.

Uno dei capitoli mi ha fatto conoscere il lavoro della fotografa Susie Rea e il suo progetto Intimate Strangers (eccovelo qui). 

Tutti noi, tutti i giorni, camminiamo per strada, prendiamo l'ascensore, entriamo in un negozio, prendiamo l'autobus, andiamo a lezione, al lavoro e spesso incontriamo le stesse persone. Persone di cui non conosciamo il nome, ma le identifichiamo dopo averle viste magari 3 volte, magari 10. Sono loro, gli intimi sconosciuti.

Qual è il limite, qual è il punto di svolta? Cosa ci porta a salutare per la prima volta o mai? A presentarsi, a volerne sapere di più?

Susie rompe la barriera dell'anonimato, va e si presenta. Gli editori dei libri di inglese che uso hanno deciso di farne un'unità didattica.
Così io faccio vedere le foto degli sconosciuti-conosciuti di Susie, senza dire agli alunni di che si tratta. Giochiamo alle prime impressioni, immaginiamo il nome, la nazionalità, l'età, il lavoro, il carattere, la vita e i sogni di queste persone.

Poi gli parlo del progetto, facciamo un ascolto in cui vengono rivelate le storie degli sconosciuti e si dibatte, pensando a quante volte succede anche a noi, a questi incroci senza parole, magari solo di sguardi quotidiani. A quelle persone che a Murcia conoscono un po' tutti, i famosi poveri o poveri famosi, che stanno sempre allo stesso angolo, magari con un cane, o a suonare uno strumento musicale e a volte qualche programma TV fa uno special su di loro.

 Io da 7 anni faccio a piedi sempre la stessa strada da casa al lavoro.
E non ricordo da quanto tempo vedevo sempre questo signore, prima solo, poi con un cagnolino, prima seduto su una specie di scalino di un negozio, poi lo scalino lo avevano tolto e lui stava in piedi, poi qualcuno gli aveva dato una sedia.
Leggeva, faceva cruciverba, alcune persone si fermavano a parlarci. 
Un giorno avevo sentito il suo nome, Manuel, e da quel giorno mi sembrava di conoscerlo un po' di più. 

Poi settimane fa l'ho visto proprio male. Ingobbito, con la pelle che lasciava capire che non stava bene. Il cagnolino non c'era più. Poi dopo le vacanze di Natale non ho più visto neppure lui. E lo sapevo che qualcosa era successo, perché quell'angoletto di strada era il suo mondo. Alcune cose (dei cartoni, una scatola) sono state ammucchiate lì vicino per un po'. Oggi ci ho guardato e non c'erano più.

Manuel è morto, e oggi quando sono passata su quel pezzo di marciapiede ho pensato che cavolo, l'ho visto per giorni, mesi, anni, e non gli ho mai detto neppure buongiorno.

Non so chi lo ricorderà, non so neppure se avesse famiglia, allora gli dedico questo post, a ricordarmi e ricordare che ogni giorno possiamo fare qualcosa per far stare qualcuno meglio.



















Foto da: http://www.studiooscar.com/docs/project.php?id=0:55:0



6.3.15

Ma tu sei ... ?


Ricominciate le lezioni. Ancora di più dello scorso quadrimestre.

Menomale che facendo i magheggi ho di nuovo la classe tutta solo per me, anche se con un paio di gruppi forse troppo numerosi. E con alcuni alunni che si metteno creme idratanti fetide, trangugiano acido cloridrico (o hanno dei gravi problemi di digestione ed acidità) e nun se lavanooooo.

Vabbè, su, quelle sono le eccezioni, in generale - pur avendo quasi tutti studenti nuovi - mi pare si stiano abituando a me. L'altro giorno uno mi ha detto che infine stanno uscendo dal 'tunnel dello shock'.

Mo', solo perché gli faccio sempre trovare la lavagna fitta fitta, do parecchi compiti e non faccio usare i cellulari in classe (ci mancherebbe altro!) e non faccio mai pausa.
Poi si abituano, non è mai morto nessuno, però ecco, c'è sempre qualcuno che mi chiede:

Cecilia, tu sei iperattiva, vero?

Poi la settimana scorsa la donna delle pulizie dell'università mi fa: ma tu vivi da sola, vero? ... Perché è difficile condividere ...

Io credevo mi volesse compatire - anche se non ricordavo di averle mai raccontato le storie delle luridone o delle pazze furiose coinquiline del passato, dalla mutanda portata per una settimana intera ai rituali acchiappa polvere angelica ...  - e invece no, lei si riferiva a me.

Cecilia, tu sei un po' ossessiva compulsiva, vero?

Ah, vabbè, grazie.
Comunque lo diceva perché lascio tutto ordinato sulla cattedra, ogni cosa ha un suo posto specifico; e sicuramente pulendo - non che ci sia molto da pulire - avrà notato le mie tabelle e schemi, liste ecc.

Mi chiedo se anche il mio capo la pensa così.

Oggi mi hanno mandata a lavorare in un'altra città, in questo posto.
A voi che cosa sembra!?



Ecco, se non mi sentite più è perché mi hanno rinchiusa.