20.3.14

E invece ...

Eccomi di nuovo a Murcia, dove invece della primavera arriva direttamente l'estate l'inferno.
Temo per l'incolumità dei miei genitori, che verranno in visita per il mio compleanno dopo 10 anni di assenza, e si ricordano ancora i vicoli per arrivare a quel ristorantino dove facevano quelle tapas tanto buone ... e a quel bar dove facevamo colazione con un bancone così ... Giocheremo a acchiapparella con le arie condizionate e saremo i primi a cenare in tutti i ristoranti, coi camerieri che ancora ramazzano tovagliolini e noccioli di olive dall'ora di pranzo.

(Cioè che vedo dalla finestra della mia prigione)

Ieri era la festa del papà, San Giuseppe, qua si chiamano tutti Jose, accorciato a Pepe, P P, pater putativus di Gesù, e allora non si lavora. Mi ci voleva un giorno di riposo, perché tornando via Valencia domenica, ho fatto una maratonametropolitana, rincorrendo un pullman che partiva alle 3 perché quello dopo era alle 7 e per fare 3 ore di viaggio ce ne metteva 7. Sono pure rimasta incastrata nelle porte della metro, e un lividozzo stile tatuaggio tribale fa ancora bella mostra sul bicipite destro.

Mi ci voleva un giorno di riposo e mentre martedì sera gli spagnoli ne approfittavano per uscire de fiesta loca, perché se il giorno dopo non si lavora, la notte prima tocca ubriacarsi, io e Dolcevita invece finiamo in un universo parallelo, popolato di creature mitologiche, bimbi aviatori guardoni e miniwater.



Poi mi tocca andare in banca, e io non ci vado mai, perché c'è una tipa allo sportello che guarda sempre con sospetto la mia carta di identità, e la fotocopia ogni volta, manco fosse colpa mia che il Governo italiano ci da documenti cartacce e quello spagnolo agli europei da un foglio di carta verde, senza foto.

Vado in banca perché l'altro giorno cercavo di comprare un biglietto del treno, che mi avrebbe risparmiato la metropolitanamaratona, e invece no, il tuo numero di telefono non è stato verificato.
Ma verificato da chi? Ma quando me lo avete mai chiesto?

L'antipatica non c'è e mi dirigo da un altro impiegato che fa finta di riconoscermi e vedendomi abbigliata così


mi fa tutto convinto: tu sei bulgara, no?

Poi guarda il foglio verde, la cartastraccia d'identità e pure il passaporto e, colto da un altro lampo di genio aggiunge: ah, vieni per il mutuo?

Felpa acetata =  donna dell'est che vuole indebitarsi fino al collo?

Poi guarda lo schermo e toh, scopre che non ho le pezze al culo, e all'improvviso di siede dritto sulla sedia e mi offre lesti servigi e ovviamente ma perché non li investi questi soldi? Sì, sì, ci sto proprio a pensà, considerando che al mio collega avete fatto perdere 12000 euro. Ma potremmo farti un profilo personalizzato! No guarda, io vorrei solo che la mia carta di credito funzionasse sempre, e non mi abbandonasse perché non avete verificato il mio numero di telefono, o il mio numero di scarpe, o se sono bulgara.

Perché vorrei evitare di avere problemi durante il mio viaggetto prossimo venturo, tra 3 settimane e poco più si parte, con Dolcevita e Alberto, coinquiveganviaggio in Lithuania, Lettonia e Estonia, e non vorrei dormire sotto i ponti.

E poi ieri metto su google Kaunas, che è dove atterreremo, perché voglio vedere che tempo fa, e manco ho digitato la S final che google mi consiglia: Kaunas gnocca travel, e scopro, scioccata, che esiste una pagina web così chiamata, con tanto di cartine del mondo e dei continenti, in cui baldi giovini italiani arrapati si prodigano in consigli su dove andare alla ricerca di gnocca free e gnocca pay.

Ecco, penso che se 'sti tipi si dedicassero anima e corpo al loro lavoro e al loro Paese con lo stesso impeto con cui cercano gnocca, forse l'Italia sarebbe davvero una grande bellezza e invece ...

Mo' controllo le bulgare come sono quotate.

14.3.14

La faccia da italiana

Terzo anno, terzo esame di Master.

Lavoro in anticipo e lavorerò poi per recuperare questi 5 giorni 3 di pausa a Roma.
La segretaria in ufficio mi dice ho sentito che vai in vacanza, io penso che è uno strano concetto di riposo questo, che ti porta a rubare minuti di sonno a pullman semivuoti e Ryanaerei sempre pieni, ad approfittare delle pause aeroportuali per sottolineare appunti e degli spostamenti bus-metro per farmi un po' di cavoli altrui, e spegnere il cervello, reduce da settimana lavorativa di 50 ore.

Vacanze sí, sarebbe bello, perché in fondo ormai a Roma ci torno da turista.

E mi sorprende un bel ragazzo che sulle scale mobili in aeroporto mi sorride e mi dice: sei italiana, no?

Mi sorprende perché proprio pochi giorni fa, vedendo lagrandemonnezza, avevo pensato che io la faccia da italiana non ce l'ho più, che la mia lingua del pericolo è lo spagnolo e quella dei pensieri l'inglesequotidiano, in italiano sono solo qui, ma la faccia italiana l'ho persa e lui perché mi ha riconosciuta?

Perché mi ha sentita parlare in italiano/romanaccioaho alla stazione di Murcia, con Dolcevita, e allora mi sorprendo ancora di più, perché ho fatto 3 ore di viaggio seduta accanto a un bel ragazzo e non me ne sono neppure accorta. 
Caro bel ragazzo, mi dispiace di averti raccontato che io prima di partire per l'erasmus un ragazzo a Roma ce l'avevo e che sono passati 15 anni e io non sono più tornata, vedrai che a te e alla tua ragazza non succede, io la prossima volta che mi chiedono sei italiana dico di no.

Poi sono già a Roma, e la mamma italica tenta di alleviare la mia stanchezza bombardandomi di carboidrati veganizzati. Mangia, ci sono i biscotti, che dovevano essere muffin, ma non avevo questo ingrediente e ci ho messo questo, e poi quest'altro l'ho sostituito con un po' di..., e poi ci rimane solo la farina di ingrediente originale, - ecco da chi ho ripreso - ma io sono a pezzi, domani ho l'esame, crollo in letargo in questo letto da bambina in cui se ti giri caschi giù.


(I biscotti sperimentali e un bel lenzuolo degli anni '70, conservato ancora nel suo cellofan, che verrà con me a Murcia a decorare la nostra casaccozaglia).

l carboidrato selvaggio mi aspetta al varco a colazione, sto qua tre giorni e c'è cibo per tre mesi.
Ripasso e vago per casa, poi prendo la metro e continuo a pensare che io la faccia italiana non ce l'ho più e neppure i neuroni, che ascoltano questa lingua per strada come dovessi farci un esame.
Non ti amo come dovrei, insomma, sei un amico dice una lui a un lei, e spero gli stia raccontando un film ... Sono stata a Valencia, bella, poi i Paesi Baschi sono una piccola Inghilterra e le tapas e gli uomini spagnoli ... Ma de che, penso io, e quelle vocali aperte mi stridono nelle orecchie Besameee, besame mucho - e poi il resto della canzone se lo inventa perché è bulgara o magari macedone, e chissà perché non ci canta qualcosa del Paese suo ... Attenzzzione ai borzeggiatori gracchia il capotreno ... E poi vedo il Tevere dal finestrino zozzo della metro e sono arrivata, a 3 passi da San Pietro.

Ma ho un esame da fare, e un gelato vegano da mangiare. Botta di zuccheri e vai, non so fare foto col nuovo telefono, spingo tutti i tasti, la nocciola cola, poi si scioglie il pistacchio, insomma era buonissimo, dovrete fidarvi di me. 
Penso che dopo l'esame andrò a farmene una passeggiata decadente per la Caput Mundi, da turista che sono, ma esco con il cervello rovente, hanno ragione, lo dice pure donnamoderna, non sappiamo più memorizzare tanto c'è google e wikipedia, e non sappiamo più neppure scrivere, mi fa un male cane la mano.

Metro metro, turisti turisti, polizia e zingarelle colte in flagrante, scusa ma come si fa il biglietto?
Dici a me? Si dice a me, evidentemente la faccia da italiana ce l'ho ancora.
O forse è il mio look, perché nel mio guardaroba romano ci sono capi di gran classe, per esempio questa roba qua ...
(Non ci crederete ma sono riuscita a barattare tutti questi capi, che viaggeranno di ritorno a Murcia con me per essere scambiati per un carrello di frutta e verdura).

Ecco, sono degno prodotto della grandemonnezza.


6.3.14

Panzoni e KuKluxKlan


Stamattina mentre andavo al lavoro, ultimo giorno prima della vacanze e cervello già altrove, mi sono scontrata con un sacco di bimbi della scuola privata cattolica dell'altro lato della strada.

Erano più o meno vestiti come 'sti panzoni qua, ma in versione nana.
Oggi era giorno di processione, fanfara, tamburi, canti, e addirittura circolazione interrotta.
I repubblicani anticlericali fra i miei colleghi avevano un diavolo per capello.


E allora mi sono ricordata improvvisamente che le vacanze ce le abbiamo perché arriva la Semana Santa, e io quasi tutti gli anni me la perdo, eccetto il mio primo anno in Spagna, che quasi ci muoio di infarto per la paura.

Ecco, ad aprile 2000 ero in gita per l'Andalusia con altri erasmus sprovveduti, internet mica c'era come ora e noi che ne sapevamo della Pasqua ispanica? Niente.

Eravamo arrivati a Cadiz di sera tardi, e girato un angolo, ci eravamo ritrovati immersi in una fiumana di KUKLUXKLANisti, tutti vestiti di viola, coi ceri in mano, la gente che li seguiva silenziosa, le nubi nere e io avevo pensato, ecco, mo' ci fanno fuori.

E invece poi ci avevamo fatto l'abitudine, a Siviglia, tappa seguente del viaggio, di processioni di incappucciati ce n'era una ogni 2 metri, e pioveva, e c'erano le donne coi pavoni in testa, gli uomini col petto villoso e la camicia bianca, i Cristi portati di qua e di là, e un sacco di Madonne, e l'incenso intossicante e gli aranci in fiore.


A Murcia sono 15 le cofradías che portano in giro 93 pesantissimi pasos, le statue di scultori famosi come Salzillo, montate su pesantissimi baldacchini. E la gran Via di Murcia viene chiusa, e vengono piazzate sedie a destra e sinistra, e il tempo si fa eterno e si prega che non piova.



Lasciando da parte l'aspetto più prettamente religioso, secondo me la Semana Santa è la spagnolitudine elevata al cubo, quando sembra di stare in un film di Almodovar, l'umidità va a mille, la pioggia minaccia sempre di rovinare tutto, e tutti si battono il petto e poi si ubriacano e i bambini si strafogano di caramelle. 

Perché i panzoni di cui sopra, i nazarenos appunto, - che riceveranno grosse sovvenzioni dai dentisti ispanici -,  durante tutta la Semana Santa, si riempiono i casacconi di caramelle e le distribuiscono a destra e manca, tirandosele fuori dalle maniche tutte belle sudate, e i genitori pagano per sedersi coi loro pargoli in prima fila lungo le vie delle processioni, e riempiono buste e buste di dolciumi (per capirci, il mio ex coinquilino in 2 giorni di processioni ne aveva racimolati 8kg).
Mi chiedo poi come riescano i genitori spagnoli ad essere credibili e far rispettare la regola di non accettare caramelle da uno sconosciuto!

Questa tradizione pare risalga al XVII secolo, e alcuni dicono che i nazarenos da sempre regalavano uova sode, dolci e pane, ma che a un certo punto il Cardinale Belluga di Murcia lo aveva proibito, e allora loro avevano deciso di passare alle caramelle, allungandole come una nonna che passa 20 euro a un nipote di straforo, perché fatta la legge trovato l'inganno.
Poi c'è chi dice che, con il caldo da casacca di velluto e con il peso delle statue che dovevano incollarsi su e giù, ai Nazarenos venivano i cali di zucchero, e allora si nascondevano le caramelle nelle magliette e se le mangiucchiavano senza farsi notare.
Altri dicono che i Nazarenos erano commercianti riccaccioni, che dai loro casacconi allungavano monete ai poveri per redimere i propri peccati, e dolcetti ai ragazzini, per avvicinarli alla Chiesa e alla religione.

Ora che di soldi in Spagna ne girano ben pochi, restano le caramelle e gli incappucciati.

Il cappuccio da KuKluxKlan era ed è un segno di penitenza o vergogna, alcuni si mettono pure il cilicio, altri vanno scalzi, e mi fa pure un po' ridere, perché un minuto prima sono tutti contriti e un minuto dopo si stanno sparando una birretta a garganella.

Io non mangio caramelle (non mi sono mai piaciute, e poi molte contengono la gelatina di pesce, e altre coloranti terribili, fra cui l'E-120) e neppure le monas de pascua con l'uovo sodo colorato incassato dentro.


E allora per rimediare mi sono concessa uno sfizietto dolce (gelato vegano al cioccolato, messo nel frullatore con biscotti tritati, cereali, agave, uvetta, cocco, noci e semini di papavero)


Buona Pasqua a tutti e buone vacanze a chi ce le ha!

2.3.14

Gita culinaria 1: Alicante


Quando vivevo in Slovenia sopravvivevo alle alzatacce alle 4.30-5 di mattina pensando alle gite fatte o da programmare. Vivere in un Paese piccolopiccolo aveva il vantaggio di poter sconfinare in 80-100km e passare dalla città al mare o montagna in meno di un'ora.

In Spagna/a Murcia la faccenda si complica, i confini si allontanano, le ore di lavoro si moltiplicano, quelle di sonno si riducono, le settimane si susseguono inesorabili.
Mi accorgo del tempo che passa perché all'improvviso apro il cassetto e ci trovo solo il paio di calzini più brutti o quelli col buco, o le mutande bragalone di emergenza e penso che cavoli, la lavatrice credevo di averla appena fatta.O apro il frigo e gli yogurt soya-cioccolato che prima erano 8 sono solo 2, e dove sono finiti 6 giorni di colazioni?

Ma l'essere vegana anche in questo caso mi salva.
Ci sarà infatti sempre qualcuno disposto ad organizzare una gita culinaria.
E così si soddisfano non una, ma due passioni contemporaneamente. 
Provare nuovi ristoranti, pasticcerie, gelaterie e smaltire le calorie passeggiando per qualche vecchia o nuova città.

Ieri abbiamo inaugurato quello che spero si trasformerà in un ciclo/abitudine/tradizione.

Niente partenza all'alba per questa volta. Siamo tutti reduci da settimane massacranti, e poi siamo in Spagna dove il fine settimana le ore fino a mezzogiorno non esistono.
Appuntamento sotto casa alle 12.45, Alicante è a soli 80km, e il ristorante l'Indret (C/ García Morató 5) ci aspetta per le 14.

2 dei vegani del gruppo lo conoscono, ma ne conoscono e nominano sempre talmente tanti che non mi ricordo più di quale si tratta. Lo scopriamo all'arrivo, quando sta per cominciare a piovere.

È uno di quei posti caserecci, dove per 11.50 euro i piatti sono abbondanti, la scelta limitata a due opzioni di primi e due di secondi (e 15 di dolci!), l'insalata te la prepari da solo e ti riempi il piatto tutte le volte che vuoi, il pane di carrube o alla cannella è fatto in casa e allora non sono allergica al glutine perché me ne mangio 5 fette e non mi fa male. Niente fronzoli, niente buonismo new-age e le giuste pause fra una portata e l'altra. I camerieri gentili senza essere petulanti, e non ti cacciano alla fine, ma ti lasciano stare seduto un po', a berti un tè, perché lo sanno che dopo tutto quello che ti sei mangiato mica ce la fai ad alzarti.

 A quanto pare i proprietari sono buddisti o hare-krishna, ma fortunatamente non c'è nessun incenso ad intossicarci il pranzo, e la musica orientaleggiante è giusto sottofondo, ma non copre le nostre voci soddisfatte di ammazza quanto è buono 'sto pane, oddio, ma quant'è grosso 'sto piatto, mo' mi sbottono i pantaloni, non ce la faccio più, ma è tutto vegano? per dolce ti puoi prendere mezzo di una cosa e mezzo dell'altra.


Nella foga scordo di fotografare il secondo, polpette di non so che, con contorno di piselli che mi ricordano tantissimo quelli che fa mia madre nei giorni di pioggia. Stessa storia per le torte, io provo quella al cioccolato all'arancia e quella alle fragole, e poi rubacchio a destra e a manca un po' di torta al caffè e noci, un po' di quella al tofu e mandarino e quando usciamo rotolo.

Dato che pioviccica ci infiliamo in un negozietto di robe per la casa, dove alcuni comprano teglie e vassoi per dolci futuri, mentre gli Alicantini acquistano maschere last-minute, perché è carnevale, e in giro è pieno di gente mascherata e camionette vendi-frittelle.

Spiove e siamo fuori, a passeggiare perdendoci per le vie del centro.
Io voglio vedere il mare, farmi una sniffata di iodio, ma lungo la strada c'è questo e non so resistere.



È la Calle San Francisco, per cui la sindachessa (?) ha deciso di spendere 70.000 euro rendendola pedonale e riempiendola di funghetti noi puffi siam così. Poi ci sono scivoli e campane disegnate per terra, poesie sui muri e negozietti. Questa scelta è stata molto criticata, a me non è sembrata così male. Tanta gente, tanti bambini felici come me, movimento nei negozi. Fra cui un baretto canandese che fa anche dolcetti e caffè vegani.

Poi scendiamo verso il mare e mi riprometto, che se tornerò visiterò il vascello ormeggiato accanto al casinò,  e poi salirò in cima alla montagna e visitare il Castello di Santa Barbara, che stavolta ho lo stomaco troppo pieno e chi ce la fa e poi è quasi ora di merenda.

Alcuni vogliono un gelato, perché c'è una gelateria siciliana che ha 4-5 gusti vegani, e allora tocca provare il cioccolato, zenzero e limone, altri propendono per i muffin e cupcake del canadese visto in precendenza, ed eccoci a perderci nei vicoli, strapieni di gente in maschera che sembra New Orleans.

Io però voglio andare al 3 Semillas http://tressemillas.com/, una pasticceria vegana al 100%, che non credo ai miei occhi. Io da piccola non credo di essermi mai spiaccicata contro nessun bancone ad additare torte e pastarelle. Lo faccio ora perché non so che scegliere, perché me le mangerei tutte ste torte, a prezzi normali, e senza dover stare a chiedere c'è illattel'uovilmiele?

A me che i dolci spagnoli fanno abbastanza schifo (gran bella apparenza, poi molto deludenti, soprattutto se al cioccolato), la mia fetta di torta da 1000 calorie mi commuove, e vorrei non aver mangiato così tanto a pranzo e poterne provare altre 3 o 4, ma sarà per la prossima volta.


4 reduci si fermano anche a cena, perché abbiamo saputo che una coppia di italiani hanno aperto un nuovo ristorante vegano in una delle stradine lì vicino, noi ce ne torniamo a Murcia con le pance pienissime e a letto senza cena.

Così poi ce la faccio ad affrontare 'sta domenica, che sono sveglia dalle 8 a preparare lezioni e materiali, mentre i coinquilini si dilettano in cucina, a preparare torta di carote e falafel e chissà se ce n'è un po' anche per me, che è quasi ora di pranzo.

Buon appetito!