21.9.13

E fanno 14 ...

Ieri ho festeggiato il mio quattordicesimo anniversario, nozze d'avorio se si trattasse di matrimonio, e noi expat scappatidecasa dovremmo inventarci una cronologia celebrativa dell'espatrio: nozze di permesso di residenza, nozze di affitto con legale contratto di prima casa, nozze di primi contributi versati, nozze di ma chi me l'ha fatto fa ... cose così ...

Per ora diciamo che il mio anniversario l'ho festeggiato così:

- di mattina al lavoro, a correggere in team 150 esami di gente che si presentava al B1 per accedere a un Master (è un requisito). Il momento clu della mattinata è stato quando la mia collega incinta ha quasi partorito dalle risate quando si è ritrovata fra le mani questo esame.
Si tratta della parte di ascolto dell'esame, ma la tipa in questione, dopo averla evidentemente fatta a casaccio, ha deciso di dilettarci con una spiegazione del perché:


Non ho potuto finire il primo esame perché non mi sentivo bene
 e allora non finisco neppure questo. 
Sento telepatie che mi attaccano dal piano astrale 
e non riesco a concentrarmi sono bloccata.
però so molto inglese ci riproverò in futuro.
Scusate ma non sento nulla.
STEVE VAI.
L'ospedale psichiatrico mi lascia in queste condizioni, odio l'insegnamento ufficiale.
50 euro buttati al secchio. Steve Vai lo capirà.
Ho dei poteri e sono fatta di luce.
era mio marito nella mia vita passata.
Steve Vai, lui ha il mio reggiseno, glielo tiro giovedì scorso di sera.
ESAME NON PASSATO.

Ecco, questo la nostra collegaincinta ce lo ha letto e pensavamo che scherzasse.
Poi quando diceva STEVE VAI, dato che nessuno di noi sapeva chi fosse (ma voi potete scoprirlo qui), noi capivamo tutti STEVE BYE. E c'era per caso lì presente uno dei nostri colleghi che si chiama STEVE, e pensavamo l'arcano messaggio si riferisse a lui, che fosse una ex-alunna stalker, innamorata e folle.

Invece poi un altro collega che fino a quel momento non aveva ascoltato attentamente, è uscito dal comadacorrezioneesamibocciotutti e si è ricordato improvvisamente della tipa, che al concerto in cui anche lui era stato, aveva lanciato reggiseno e forse anche mutande al cantante, Steve Vai.

Arcano svelato, notizia rintracciata anche su internet, foto della tipa viste sul suo profilo facebook quasi aperto e foto fatte all'opera d'arte e diffuse scatenando l'incredulità dei lettori e la preoccupazione degli psicologi e psichiatri murciani. Ieri era notte di luna piena,

- Di pomeriggio ha finalmente inaugurato il primo negozio 100% vegano a Murcia. A MURCIA.
Aperto da una mia ex alunna. Da non crederci. Così ho deciso di farmi un autoregalo di anniversario e pensavo di comprarmi una torta di Lujuria Vegana, ma alla fine i miei pensieri lussuriosi sono stati soppiantati dalle voglie di formaggio.

In realtà il formaggio non è che poi mi manchi tanto, anzi diciamo per niente, però dopo aver provato il Vegusto ricevuto in regalo da uno studente (davvero costosa, ma buonissimo, almeno il tipo che io ho provato che però non ricordo quale era), la marca Cheezly (che non mi aveva molto convinta) e la scozzesissima marca Sheese (lo spalmabile non mi era piaciuto per niente) ho deciso di provare il formaggio fuso per pizza e i formaggio a fette della marca tedesca Wilmersburger.


Ho pure comprato qualche salsicciotta sparsa, nutella vegana della marca Plamil (buonissimissima quella all'arancia, la mia preferita), quinoa, robette di soyatofuseitan.

Io come sapete comunque preferisco frutta e verdura fresche e crude se possibili, ma ogni tanto mi concedo questi peccati vegani, soprattutto anche per dimostrare agli altri che esistono alternative a tutto e che se anche costano un po' di più, si comprano cose di qualità 100% (senza tracce e prodotte da aziende vegane) perché per ora (e speriamo per sempre) le sottomarche vegane fatte con gli scarti non esistono.

- la sera quindi ho festeggiato il mio expatniversatio preparando queste pizze rotte (le basi comprate al supermercato mi si sono rotte portandole a casa, ma vabbé, così sono entrate meglio nella teglia del forno). Il formaggio era buono anche se ormai la pizza mi sono abituata a mangiarla senza.


- E poi di notte alla stazione a recuperare Petra, la nuova coinquilina croata. 
Mi paredi non avervi detto che la nostra coinquilina polacca Daria se ne era andata neppure dopo una settimana a Murcia, perché arrivata qui aveva scoperto che praticamente non le avrebbero convalidato appieno nessuna materia e che fra l'altro dalla Polonia le avrebbero ridotto l'importo della borsa di studio. E allora è stata di nuovo ricerca e alla fine in 4 e 4 8 abbiamo deciso di scegliere Petra, e ora l'appartamento è di nuovo al completo. 
Io faccio la nonna di queste ventenni che oggi se ne sono andate a un pranzo più piscina a casa di un amico di un mio amico che ora è amico di Marghe e insomma vediamo un po' fra un anno che anniversario sarà.




15.9.13

Ciao nonna Marcella.

Sto scrivendo mentalmente questo post da giorni.
Da giugno in realtà, quando sono venuta a trovarti a casa e, mentre eravamo davanti alla tv, mi hai detto:
- Sono stanca.
E io credevo che eri stanca di vedere don Matteo in TV e volevi metterti sul letto e invece tu mi hai detto: no, sono stanca di vivere così.

Ho sceso le scale del tuo palazzo per tornare a casa e ho pianto già, come piango ora dopo aver trattenuto le lacrime per un giorno intero ieri, quando mamma mi ha detto che non ci saresti arrivata fino a sera.
Ho pianto su quelle scale e ho urlato in silenzio contro quelle gambe rotte e quell'alzheimer che ti aveva cominciato a portare via un po' di anni fa e che quel giorno avevamo combattuto insieme, guardandoci gli album di foto di quando ero piccola e ogni persona e posto che riconoscevi era una vittoria.
E pure che non ti alzavi più da sola, e pure che i nostri ruoli si erano invertiti ed ero io quella che doveva tirarti su - nonna, attaccati forte al mio collo -  e metterti al letto, io non ci volevo pensare, e cercavo di farti parlare e ricordare, e mi avevi raccontato di tua madre, e di tuo padre e di tuo marito, mio nonno, e di come vi eravate conosciuti. E della guerra, della fame, di amici, di vicini, di ciò che eri stata quando avevi la mia età.

Flashback disordinati di una vita che confondevi un po' con l'oggi e che forse ti aiutavano a passare quelle giornate immobili che a una come te, abituata a prendere e uscire, dovevano pesare come un macigno.

Ho pianto su quelle scale ricordando quante volte le avevamo salite insieme, al ritorno da scuola, con quelle 300 lire di pizza rossa prima di pranzo, e il numero di farfalle o rigatoni mangiati contati e comunicati ai miei, o tutti quei giorni passati a casa tua, con te che pulivi, nemica di ogni granellino di polvere e io che disegnavo o giocavo con viti, bulloni e cacciaviti, perché non mi portavo giocattoli appresso e l'armadietto degli attrezzi era il mio regno e la bilancia coi pesetti della cucina la mia matematica quotidiana.

Che tu eri di poche parole e pochi complimenti, e se c'era da dire che uno era ingrassato glielo dicevi e mi hai sorpreso a agosto all'ospedale, dicendomi bella di nonna e quanto sei dimagrita, che bella di nonna non me lo avevi detto mai, perché lo dicevi solo a Aika, la cana.

E mi convinco sempre più che quando un pezzo della nostra famiglia e della nostra vita ci abbandona, all'improvviso cominciamo a fare cose e ad avere abitudini di chi va che prima non avevamo.

È da qualche mese che mangio peperoni come fossero lattughina, e prima non mi ci potevo neppure avvicinare, era emicrania assicurata. Non li potevi più mangiare tu, ed ecco che il mio stomaco ha cominciato a desiderarli, cotti, crudi, a chili, come te li mangiavi te, con il tuo stomaco che dicevamo fosse di amianto, perché non ti faceva mai male niente, come a me ora.

E ti pensavo negli ultimi mesi, ogni volta che dopo colazione ne facevo una seconda e a mezzogiorno mi brontolava lo stomaco già e quando, nonostante tutte queste mangiate non ingrasso più mi ricorderò di te, che ti sedevi a tavola quasi fosse una missione e che ogni volta che ti dicevo non me l'hai preparata la fettina panata? ti ricordavi che ero vegetariana e poi vegana e mi dicevi ma tu mica la mangi più.

E tutto l'anno scorso, quando tu non potevi più pulire e rassettare, io nella mia casa a chilometri e chilometri di distanza mi svegliavo all'alba, come te, e pulivo e pulivo e mi ricordavo di quei giorni in cui ti arrampicavi spericolata su per la scala per staccare le tende o spolverare su in cima alla pendola.

Il tuo alzheimer ha risparmiato i nostri ricordi condivisi, forse per la lontananza, forse per la vicinanza, perché in fondo ti vedevo tutte le volte che venivo a Roma, - nonna, sei a casa? Allora passo - e tu mi chiedevi ma allora i contributi te li hanno pagati? e te lo ricordavi, eppure le storie incasinate del mio lavoro mica erano facili da capire.

Perché lo so che mi hai raccontato cose che non raccontavi a tutti, forse perché nessuno te le aveva mai chieste e a te piaceva parlare ma non raccontarti.

Io e te, nonna, zitte zitte, senza dirci troppe parole, ne abbiamo fatta tanta di strada insieme e ora mi toccherà affrontare il dolore di tornare su per quelle scale da sola, mentre tu starai spolverando e passando la varicchina per tutto il cielo.



6.9.13

Ribattezzate ...

Arieccomi!

Dopo le vacanze overdose di post gironzolanti in ordine sparso dai 4 cantoni, silenzio stampa per due motivi:

- mi ci vorrebbe un mese di vacanze extra per riprendermi dalle 3 settimane di peregrinazioni. E invece sono di nuovo a Murcia al lavoro e da lunedì a venerdì prossimo dovremo esaminare 1200 alunni di inglese e siamo 8 professori ... Scritti da correggere, orali da sopportare ... 150 persone a testa ...
- non avevamo internet a casa fino a stamattina.

Così da quando sono tornata a Murcia una settimana fa ho giocato a caccia al wifi e ho provato una ventina di panchine cittadine in compagnia delle mie nuove coinquiline.

Ebbene sì, sono arrivate anche loro oltre al router!

C'è Margherita, italiana, che ha fatto il viaggio dall'Italia con me e ha preso possesso della stanza di casa in cui vari ex-coinquilini hanno trovato l'amore e che il mio alzheimer precoce mi ha portato a ribattezzarla Chiara. Di cognome Hola mi amol, perché è da un po' di giorni che ridiamo per la pronuncia e le espressioni di spagnolo sudamericano: tesssssoro, mi vida, mamacita e robe varie. Ogni tanto insceniamo (o forse inSCEMIamo) dialoghi degni di telenovela da 7 milioni di puntate e così lei fa pratica di spagnolo.

C'è Daria, polacca, che occupa la stanza abitata in precedenza dall'Arcangelo Gabriele, e che di cognome in questa casa fa Picante Caliente (il suo cognome polacco ha troppe wwww e troppe yyyy), perché non parla lo spagnolo e noi glielo insegniamo usando le insegne o scritte sulle vetrine del fornaio qua vicino.

E che vi devo dí?
Magari fra una settimana scopro che Daria aveva davvero il cadavere del suo ex fidanzato nella valigia da 80kg che si è portata e che ne mangia pezzettini nottetempo.
E magari fra una settimana scopro che Margherita dice che nonbevenonfumanondiceparolacce e poi magari invece comincia a riempire cocomeri di sangria.

Ma per ora no.

E mi fa strano vedere lo porte delle nostre stanze aperte dopo un anno di segretezze.
E mi fa strano sedermi in salone, addirittura al tavolo insieme a pranzo/cena/colazione e scoprire che, fra tutte e tre, sono quella che cucina di più.

C'ho davvero una certa età e quindi mi autoribattezzo Abuela (nonna) di casa e mi preoccupo quando Holamiamol e PicanteCaliente non tornano e lo so che si saranno perse nei vicoli del centro, ma mi fanno troppo male le gambe dopo tutti i giri turistici e acchiappa wifi di questi giorni per andare a cercarle.

Ecco, però la mia idea di convivenza era questa qua, spazi comuni e privati, chiacchiere e momenti condivisi.

Ieri abbiamo pure visto la Virgen de la Fuensanta, meglio conosciuta come la Morenica (la moretta, cioè di pelle scuretta, insomma La Madonna abbronzata per capirci, altre info qui http://m.lavirgendelafuensanta.es.tl/HISTORIA-VIRGEN-DE-LA-FUENSANTA.htm) patrona di Murcia, scesa giù dal Santuario della Fuensanta per le feste cittadine. Che lo sapete già che qua la Madonna c'ha più vita sociale che una velina e quando è arrivata ieri in città c'era la folla ad accoglierla e tutti a applaudire e a gridarle Guapa, Hermosa, Preciosa.

La Morenica ha una sua cameriera/dama, che si occupa di cambiarle i vestiti nei suoi andirivieni fra il Santuario, la Chiesa del Carmen e la Cattedrale. Qua http://www.lahornacina.com/dossiermurcia1.htm potete vederne un esempio.
Il parrucchiete della Vergine invece si occupa pure di prepararle acconciature alla moda con trecce donate da murciane belle more.

La visita della Morenica dura una decina di giorni, poi se ne torna alla Fuensanta, in una processione che attrae migliaia e migliaia di fedeli. Io non ci sono mai stata, ma quest'anno abbiamo pensato con Margherita e Daria che magari ci andremo, perché la religione in Spagna si mescola col folclore e io sono curiosa di vedere questi murciani penitenti che il resto dell'anno ne combinano di tutti i colori.

Amen.




Day 12: (Stockholm) - Solberga

Sveglia all'alba e benedico l'ipad che alle 4.30 di mattina funziona da torcia e da mappa, arrivo alla stazione quando l'autobus per l'aeroporto sta partendo, lo acchiappo al volo e in 10 minuti mi molla in mezzo al bosco.
L'aeroporto CAPANNONE di Hamburg-Lubeck è il tipico micro aeroporto ryanair, struttura di metallo e plastica, pavimento di tavole di legno. E alle 5 di mattina è ancora chiuso. (*dunque cari viaggiatori con lo zaino con l'idea di risparmiare passando la notte in aeroporto, scordatevelo, è chiuso e nelle vicinanze non c'è nulla!)
Mi tocca aspettare fuori, congelandomi il sedere e assalita da uno sciame di vespe, che nella nebbia mattutina vogliono condividere la mia colazione a base di pane ai mille cereali e cioccolata al marzapane.

Alle 6 infine le porte automatiche si aprono e mi rimangono altre 2 ore di attesa, una mela, un pacchetto di datteri e un altro sparuto numero di passeggeri, come me armati di giacche, sciarpe e un sonno che ci si porta via.

In volo dormo e in un'oretta sono in Svezia. L'aeroporto di Skavsta lo conosco già, in Svezia è la quinta volta che vengo. A 100km da Stoccolma, anche questo aeroporto è microscopico e collegato alla città da un pullman della compagnia http://flygbussarna.se/en/skavsta. Attraverso una regione di campi e fattorie si arriva nella capitale, dove però non ci tratterremo, perché Cecy è venuta a prendermi con entrambi i miei 'nipotini', Lili di 4 anni e Martin di 4 mesi, e quest'ultimo sprazzo di vacanza non è per fare la turista, ma la zia.

E così il mio pomeriggio svedese trascorre chiacchierandon con Cecy come se ci fossimo viste ieri (quando era dal 2010 che non ci vedevamo), giocando sul tappeto con Lili, con cui ripasso le poche parole in svedese che so, e poi facendo una bella passeggiata in un parco vicino casa che già conosco, circondato da un boschetto e attrezzato di mille altalene, scivoli e altri aggeggi che non so bene a cosa servano, con un minilaghetto artificiale dove Liliane impavida si tuffa nonostante l'acqua gelata.
Devo ammettere comunque che faceva decisamente più freddo in Germania, in Svezia una maglietta e una felpa e a posto.

Come tanti di voi sapranno la Svezia protegge ed aiuta i genitori, con congedi parentali che possono essere usufruiti dalle mamme ma anche dai papà o da entrambi. Così la mia amica Cecy sarà a casa per un anno con il piccolo Martin, e poi conta di trovare velocemente un nuovo lavoro alla scadenza del suo congedo e allora toccherà a papà Sergio rimanere a casa col bimbo per altri 6 mesi.
I ruoli sociali uomo-donna tradizionali in Svezia non esistono proprio, e quindi ieri è stato Sergio al ritorno dal lavoro a prepararci la cene e a fare il bagnetto ai bimbi.
Cecy in precedenza avev preparato i dolcetti alla cannella tipici di queste parti, ma in versione vegana, e io ne ho fatti fuori di 3-4 tipi, sorseggiando un tè caldo che è uno dei piaceri che le temperature infernali di Murcia non mi permettono di godermi.

Ci sarebbe da parlarne all'infinito, dei pro e contro di vivere in questo Paese. Io è da anni che ci penso a trasferirmi in Svezia, ma dovrei imparare lo svedese prima.
Quindi ora mi farò un corsetto intensivo di qualche giorno con la mia nipotina Lili, titta (guarda) e sova (dormi) le parole imparate finora.