4.11.12

1: Gibilterra

Frenesia da ritorno post-minimaxiviaggio.

Valigia da disfare, lavatrice da stendere, ore di sonno da recuperare e domani di nuovo al lavoro.
Per cui le mie avventure per l'Andalusia ve le comincio a raccontare oggi, ma poi continuerò durante la settimana.
Sono stata a gironzolare per il sud.
Viaggio organizzato in 4 e 4 8, con Elisabet (mia ex alunna di italiano), Monica (conosciuta nel gruppo facebook dei Comenius italiani di quest'anno) e Tereza (comenius ceca che come Monica vive ad Alicante quest'anno).
Io sono stata parecchio incasinata al lavoro ultimamente e quindi ho lasciato che Elisabet prenotasse tutti gli hotel. L'itinerario l'abbiamo scelto un po' a caso, tu dove vuoi andare e tu dove sei già stata e via.

Io volevo vedere Gibilterra (che geograficamente è in Spagna, ma politicamente è Regno Unito!) e Malaga, e poi siamo passate per Tarifa (dove ero già stata nel 2000), la spiaggia di Bolonia, Ronda (già visitata pure questa nel 2000) e Granada (dove avevo vissuto nel 2003, e dove non tornavo dal 2004).

Oggi vi racconto di Gibilterra.

Ero proprio curiosa di vedere questo pezzo di Regno Unito in terra spagnola.
Di Gibilterra sapevo solo che ci vivono una colonia di scimmie e che la Rocca è al centro di mille contese fra la Spagna e il Regno di sua Maestà Elisabetta.
Me la immaginavo un mix fra Miami, Andorra e San Marino, una specie di terra di nessuno con i casinò, gli uomini con il sigaro in bocca e niente IVA.

Ma non avevo pensato che geograficamente è pur sempre nella penisola iberica meridionale, è quindi questa dipendenza d'oltremare del Regno Unito è uno strano mix culturale e linguistico di inglese, spagnolo ... e ligure. Infatti - l'ho scoperto leggendo wikipedia, - a Gibilterra nel XVI secolo si insediò una comunità di Genovesi, e così il dialetto Llanito che si parla sulla rocca risente anche delle influenze del dialetto genovese.

A Gibilterra si entra mostrando carta di identità o passaporto alla frontiera, e ci si ritrova a attraversare una strada che costituisce anche la pista di atterraggio dell'aeroporto della rocca (per cui se c'è un aereo in arrivo o in partenza il traffico viene bloccato).

Sulla Main Street si ritrovano parecchi negozi britannici in cui si può pagare in euro o sterline, fra cui - per la mia felicità - anche il negozio in cui mi rifornisco di prodotti vegani.
Ma Gibilterra non è Miami, e la crisi si è fatta sentire anche da quelle parti. Ci sono quindi un sacco di negozi chiusi, e l'impressione generale che ne ho avuto è come se fosse un quartiere periferico di qualche città britannica. Che su di me esercita il fascino della urban decadence che tanto amo fotografare, per cui ho fatto come al solito una marea di foto (pubblicherò il link dell'album nell'ultimo post dedicato a questo viaggio!)

E la nostra giornata è andata così:

abbiamo trovato un parchetto dove fare un po' di esercizio, poi una passeggiata per la via principale, e poi alla ricerca delle scimmie sul far della sera ci siamo perse su per la montagna e siamo finite ad attraversare anguste gallerie e a calare giù quando anche il sole era già calato.

Le scimmie non le abbiamo viste (a parte quelle di peluche dei negozi di souvenir), in compenso abbiamo visto maschioni sudditi di sua Maestà tatuatissimi, cannoni, resti di fish and chips abbandonati, navi all'orizzonte e ... fila!
Quella che ci hanno fatto fare, di circa un'ora, per uscire dal Paese.
A causa dei conflitti fra la Spagna e il Regno Unito per il controllo della Rocca e delle acque circostanti, i due Paesi si boicottano in vari modi, fra cui appunto quello di creare ingorghi allucinanti all'uscita dal Paese.
Aggiungiamoci pure che era festa e che noi non sapevamo nulla di nulla della faccenda, ma a un certo punto abbiamo pensato che i poliziotti britannici fossero impazziti, perché hanno deviato il traffico verso la spiaggia, ci hanno fatto fare una sorta di rally, passando a 1 metro dall'acqua, gira di qua, gira di là, per poi tornare al punto di partenza, cioè alla fila per passare i controlli doganali - pur non avendo niente da dichiarare.
Quelli di Gibilterra dicono che è una strategia di vendetta del governo spagnolo, ma chissà chi ha ragione in questo caso. Io non voglio entrare in questioni politiche, perché la sola idea di Nazione e confine è del tutto artificiale e i cittadini hanno votato due volte a favore di restare parte del Regno Unito, avranno i loro motivi.
Avevo però la curiosità di visitare una delle dipendenze di oltremare del Regno Unito e che il mio telefono spagnolo mi dicesse: Benvenuta a Gibilterra


(Tutte le foto del viaggio le trovate qui)

4 comments:

  1. Questa cosa del dialetto ligure mi mancava :) ora l'ho segnata e andrò a leggermi qualcosa a riguardo. Bello il messaggio del telefono, sigh!

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  2. Ecco dov'eri finita!
    Michele è innamorato di quella parte di Spagna, spero di visitarla anche io!
    Tina

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  3. E sí, i diritti dei pirati, che commerciano online con il porno e i giochi d'azzardo, e il fatto di essere proprio un paradiso fiscale nell'UE. Speriamo che con il Brexit abbiano bisogno di passaporto per entrare in Spagna, he he. Dalla quale dipendono, detto en passant, per l'elettricità, le linee telefoniche e ogni altra sorta di rifornimento. Quando Spagna dica basta, Gibilterra, i suoi pirati e le scimmie tutte quante di ritorno in Inghilterra a godersi il profumato odore d'invasione e odio razziale delle urbi britanniche. :D

    PD. Ovviamente sono spagnolo. Ti seguo da qualche giorno ammirato dal tuo bel scrivere e descrivere. Un bacio, cara Celia.

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    1. È un posto strano davvero, poi mi ha sopreso che i pound di Gibilterra nel resto del Regno Unito non li accettano ... della serie: siete a metà, non siete del tutto britannici.

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